LA “VESICA PISCIS”

A chiunque può essere capitato di trovarsi davanti ad opere d’arte, senza sapere o domandarsi il perché, ossia la causa, per la quale Cristo o la Vergine Maria sono, talvolta, rappresentati all’interno di una sorta
di guscio duro, la forma ogivale comunemente detta VESICA PISCIS (vescica del pesce), un forte simbolo cristologico: la misura del pesce, la cui forma contiene l’essenziale nascosto, la spiritualità velata,
l’assoluta verità e rimanda all’unione fra cielo e terra.
Per il mondo pagano era simbolo della Dea Madre, il femminino sacro, il punto di scaturigine della vita; e vista la sua fondamentale posizione in geometria, tale tracciato costituisce il punto pratico di partenza di
tutte le altre costruzioni geometriche a partire dal triangolo equilatero, figura ricca di contenuti, altamente significativa in tutti i tempi, ma soprattutto importante per la filosofia platonica.

La VESICA PISCIS detta anche MANDORLA è una fondamentale costruzione geometrica che si ottiene intersecando due cerchi aventi stesso raggio, i cui centri giacciono uno sulla circonferenza dell’altro.
Relativamente alla creazione (nel Timeo), Platone parla dell’azione del MEDESIMO e del DIVERSO (le due circonferenze) e dice che due cose non possono essere giustamente unite senza la presenza di una
terza (la VESICA PISCIS) che ne sostenga l’unione. Quindi, tale forma della geometria sacra, è quella sorta di spazio ogivale chiuso, che nell’iconografia cristiana custodisce ciò che c’è di più prezioso, le cui
diagonali A-B e C-D risultano tra loro legate da una proporzione in Ѵ3 (radice di 3), generatrice di un numero irrazionale (con infiniti decimali), che non si può ridurre a frazione; come del resto risulta essere
il π (P greco) per il cerchio (relazione tra diametro e circonferenza), la Ѵ2 (radice di 2) per il quadrato (che stabilisce la proporzione tra il lato e la diagonale), il numero Phi della “sezione aurea”
conosciuta anche come “divina proporzione” …..etc….. .

Dunque idealmente, il primato della perfezione è radicato nella forma mentre il numero che ne deriva, risultando infinito, è imperfetto; ecco allora che nei tempi per rappresentare numericamente la Ѵ3 sono stati adottati i due più piccoli numeri: 153 e 265, il cui risultato maggiormente si approssima alla: Ѵ3 = 1,7320508…..>, ed infatti: 265/153 = 1,7320261…..>; questi furono detti da Archimede “la misura del pesce”.

Qui emerge la relazione con il IV Vangelo, ossia il Vangelo di Giovanni che, al capitolo 21, tratta l’episodio della “pesca miracolosa” dove il numero dei pesci pescati è appunto 153 che moltiplicato per la Ѵ3 dà come risultato 265,00377…… .

Lo stesso Agostino nel “DE DIVERSIS QUAESTIONIBUS OCTAGINTA TRIBUS” azzardò ad una simbolica interpretazione per la quale il 153 era visto come l’espressione più nobile della Chiesa perché composto
da 50 x 3 + 3 dove 50 rimanda alla Pentecoste e 3 alla Trinità. Inoltre, sempre Agostino, sosteneva che Dio ha donato i 10 comandamenti e i 7 doni dello Spirito Santo, per cui sommando si ha il numero 17 che
risulta essere divisore di 153, per cui diventa simbolo dell’azione di Dio nella vita umana e nella storia.

Prof. Marco Polloni

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