La Spagnola, il Covid ed il Carpe Diem…di Francesco Fiorini

Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegni”. Certo, le epoche mutano e con esse, fortunatamente, gli
strumenti, le conoscenze e i sistemi organizzativi, ma non c’è progresso che possa togliere costrutto all’idea di fondo che la storia sia in fondo una grande ruota che, nel suo eterno volgersi, racconta e ripete le stesse, immutabili verità. La peste del 1300, il colera del 1850 e la più vicina a quello che stiamo vivendo sia in termini di tempo che di malattia: la Spagnola del 1918.

Nonostante un secolo di progressi scientifici, il mondo sconvolto dalla pandemia del 2020 assomiglia molto a quello sconvolto dalla pandemia del 1918. L’una era stata chiamata erroneamente influenza spagnola (in quanto la spagna non belligerante dette più spazio alla notizia); l’altra ha un nome più “tecnico”, Covid-19. Eppure eccoci di nuovo qui, i consigli medici di allora risuonano anche oggi: “Resta a casa, riposati a letto, tieniti al caldo, bevi bevande calde e stai tranquillo finché i sintomi non sono passati”, disse il commissario sanitario di Chicago nel 1918. “Continuate a fare attenzione, perché il pericolo maggiore è la polmonite o qualche malattia simile dopo che l’influenza sarà sparita“. Simili anche i rimedi per non contrarla: mascherine, distanziamento, pulizia personale e degli ambienti comuni.

La spagnola venne relegata nei libri di storia come una nota a piè di pagina, in quanto contemporanea alla Grande Guerra protagonista assoluta, ma i suoi morti furono 50.000.000 (cinquanta milioni) ed i malati nel mondo 500.000.000 (cinquecento milioni) in Italia la malattia compare a maggio del 1918 in forma lieve, sembra che già nell’estate però arrivi la seconda ondata, quella più cattiva. Le autorità sanitarie cominciano a sostenere che si tratti di influenza, ma la popolazione non è molto disposta a crederci. Del resto l’influenza si conosceva e non faceva paura, mentre questa malattia misteriosa di paura ne faceva eccome: i sintomi iniziali erano una febbre alta, fastidi alla gola, tosse secca, stanchezza, mal di testa, dolori agli arti, congiuntivite, ma poi spesso peggioravano e il paziente cominciava a respirare con difficoltà, sanguinava dal naso, la sua pelle diventava viola, arrivava poi la fame d’aria e spesso il decesso.  Cosa si poteva fare per arginare il contagio che sembrava correre velocissimo?  In primo luogo si misero in campo misure di isolamento, nel nostro paese isolamento e quarantena si riuscirono ad applicare in modo completo solo nei campi militari, dove c’era una maggiore disciplina.

Tuttavia il 22 agosto del 1918 il ministero dell’interno (cui faceva capo la sanità pubblica) predispose l’identificazione e la rapida denuncia dei focolai, chiese di evitare gli assembramenti e di vigilare sulla pulizia di strade e edifici. Ai primi di ottobre le autorità locali predisposero altre misure: chiusura delle scuole, delle chiese e dei teatri, sospensione delle riunioni pubbliche e proibizione di visita alle persone malate. Venivano poi sconsigliati i viaggi in treno e le cerimonie religiose e i funerali che successivamente vennero del tutto vietati. Sconsigliati anche gli abbracci, i baci e le strette di mano

Parole e consigli simili a quelli che da più di un anno stiamo vivendo sulla nostra pelle, anche allora i picchi della malattia arrivarono scaglionati nel tempo con virulenza ed aggressività sempre più forti. Gli storici distinguono due momenti finali per le pandemie: la fine sanitaria, quando crollano l’incidenza e la mortalità, e quella sociale, quando sparisce la paura dovuta alla malattia ed inizia l’euforia post-pandemica. L’epidemia della paura può avere conseguenze terrificanti, soprattutto se abbinata a problematiche legate alla crisi economica e sociale allora consoliamoci con quello che successe 100 anni fà, infatti dopo l’influenza spagnola e la prima guerra mondiale, arrivarono i felici anni ’20. “La popolazione che riuscì a sopravvivere entrò in una fase di euforia in tutti i sensi, compresa quella economica“, spiegano gli storici con la filosofia del ‘carpe diem‘ che diviene dominante.

Allora aspettando i vaccini e l’estate che bussa Carpe Diem a tutti!

Francesco fiorini (Ass.Promo-Terr)

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