Lo Svegliatore Monastico…di Marco Polloni

Su specifica richiesta di uno dei fruitori di ARGONAUTI, presento questo breve articolo relativo a quello che per certi aspetti potrebbe essere il progenitore dell’OROLOGIO MECCANICO, ossia: lo SVEGLIATORE MONASTICO.

Fin dai tempi delle caverne, l’uomo si rese conto delle alterne vicende della natura: il cambiare delle stagioni, le mutazioni lunari, i continui scambi tra giorno e notte .

Il sole scandiva ogni momento della vita, dall’alba al tramonto per cui l’uomo imparò ben presto dei modi per stabilire l’ora; l’umano intelletto di ogni civiltà mise a punto dei sofisticati sistemi per la misura del tempo, affascinanti tracciati e complessi congegni dimostrano che calcolo e precisione nelle misure certamente non erano estranei agli orizzonti noetici delle umane menti.

Orologi solari, orologi ad acqua, orologi meccanici, sfere armillari, astrolabi, notturlabi, astrari, …..etc….. , dimostrano la volontà umana di visualizzare in astratto i moti celesti al fine di una esatta misurazione del TEMPO che, fin dall’antichità, era visto come la misura del perdurare delle cose mutevoli, con una successione di fasi in cui si manifestano i ritmi della natura.

Da sempre il TEMPO ha suscitato reazioni inquietanti, un forte senso di mistero, fino a divenire un simbolo indelebile della vita sulla terra, per cui speculato dai filosofi, antropomorfizzato dalla mitologia, in quanto nel suo fluire rimane indipendente, quindi l’esigenza di misurarlo nel suo scorrere per mezzo di accurati strumenti in cui esso si rivela in termini di spazi esattamente calcolati in base ai moti del cielo.

Ragion per cui gli orologi di ogni genere e qualità divengono lo specchio nel quale si riflette l’immenso spettacolo celeste.

Senza troppo dilungarmi intendo dire che dopo un lento ed evolutivo cammino, durante il quale la misurazione del tempo era affidata ad OROLOGI SOLARI, e OROLOGI AD ACQUA, compare sulla scena l’OROLOGIO MECCANICO, con il suo ritmo uniforme, un artificioso congegno che non ha riferimenti in natura.

Tale congegno nasce in Europa intorno al 1200: il moto è dato da un GRAVE che viene alternativamente arrestato e rilasciato tramite un dispositivo composto da FOLIOT (il bilanciere), VERGA e RUOTA DI SCAPPAMENTO detta anche RUOTA CATERINA in quanto ricorda la ruota del martirio di Santa Caterina d’Alessandria.

A chi possa essere attribuibile il merito di tale invenzione non ci è dato di saperlo con esattezza, personalmente mi trovo d’accordo con chi sostiene la possibilità che essa trovi scaturigine nelle rigide regole cultuali dei monaci benedettini, alle cui scadenze devozionali diurne si aggiungono le devozioni notturne comunemente chiamate VEGLIE che esprimevano l’attesa del secondo avvento del Signore (PARUSIA dal greco: presenza – arrivo), ereditate dal primo cristianesimo, quando i seguaci di Gesù si trovavano per i RITI NOTTURNI che trovano conferma nel salmo 119: << Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode…… >>.

Si trattava di superare l’ostacolo liturgico che metteva a dura prova la puntualità dei monaci, ragion per cui sarebbe nata l’idea di trovare il modo di continuare il computo orario indipendentemente dalla presenza del sole tramite l’invenzione di quella sorta di SVEGLIATORE, inizialmente privo di MOSTRA (quadrante), il quale una volta armato avrebbe percosso la campanella dopo un tempo stabilito, garantendo la puntualità per il momento del culto.

Tale meccanismo, una volta completato della grande RUOTA DELLE 24 ORE, come visibile nella tavola descrittiva e in foto, detto in termini medievali: OROLOGIA NOCTURNA o OROLOGIA EXCITATORIA doveva destare, a quei tempi, un tale stupore che per noi non è facile immaginare; lo stesso Dante ne rimase affascinato a tal punto che se ne servì in due passi del suo grandioso poema, la DIVINA COMMEDIA, ecco cosa dice al CANTO XXIV DEL PARADISO (13 – 15): << E come cerchi in tempra d’orioli si giran sì, che’l primo, a chi pon mente quieto pare, e l’ultimo che voli >>.

Una chiara similitudine, tra i beati della ruota celeste e il rotismo dell’orologio, dove la PRIMA RUOTA ( I ) con il TAMBURO su cui è avvolta la corda, nonostante la forza del PESO MOTORE che vi è applicata, sembra essere ferma mentre trasmette il moto all’ASSE ( L ) della RUOTA DI SCAPPAMENTO posta sopra e tramite la VERGA ( M ) fino al FOLIOT ( dal francese: folleggiare, andare da una parte all’altra) il grande BILANCIERE A BARRA con i PESETTI DEL TEMPO per la regolazione della marcia, che, con il suo alterno moto, pare che voli.

Ma a sorreggere tale descrizione, ce n’é un’altra che la precede e questa si trova nel CANTO X, sempre del PARADISO (139 – 145):

<< Indi, come orologio che ne chiami

nell’ora che la sposa di Dio surge

a mattinar lo sposo perché l’ami

che l’una parte l’altra tira e urge,

tin tin sonando con sì dolce nota,

che ’l ben disposto spirto d’amor turge;

così vid’io la gloriosa rota

muoversi e render voce a voce in tempra

ed in dolcezza ch’esser non po’ nota >>.

Anche qui è evidente un riferimento al rotismo e al dispositivo di sveglia con il suo tin tin, che fa pensare ad una campanella di non grandi dimensioni che si mette a suonare all’ora stabilita; mentre il riferimento alla GLORIOSA RUOTA dirige il pensiero alla grande ruota dentata frontale divisa nelle 24 ore con numeri romani, che appare come ferma mentre l’impercettibile moto si rivela nel momento in cui il PIOLO ( D ), impostato sull’ora desiderata, incontra la punta dell’INDICATORE (E) per cui svincola il dispositivo che mette in oscillazione la campanella grazie al peso motore applicato al RULLO ( H ): < così vid’io la gloriosa rota muoversi >. Questi primi orologi erano generalmente in ferro, l’indicatore fisso e la SFERA DELLE ORE (la gloriosa rota), con i caratteri impressi a numeri romani giacenti, leggibili dall’esterno verso l’interno (una caratteristica tipicamente medievale) in OTTONE; potremmo supporre che tale invenzione possa essere stata generata, come precedentemente accennato, da uno o più MONACI vicini alla lavorazione del ferro, costruttori di serrature, girarrosti o altro; riservando l’ottone alla tipica realizzazione degli strumenti astronomici come astrolabi e matematici in genere.

Per quanto riguarda il grande bilanciere, invece, stando alle fonti sarebbe da riconoscere come vero archetipo non il BILANCIERE A BARRA (il foliot) munito dei PESETTI DEL TEMPO, ma il BILANCIERE ANULARE chiamato successivamente (da Giovanni Dondi nel suo “Tractatus Astrarii” ) CORONA FRENI; il BILANCIERE A BARRA quindi sarebbe successivo, e rimarrà dopo gli SVEGLIATORI negli OROLOGI DA TORRE, mentre l’ANELLO, caratterizzerà gli OROLOGI DA CAMERA fino all’avvento del PENDOLO.

A questo punto direi, in particolare alla persona che ha fatto richiesta, che per il momento quanto detto penso che possa essere sufficiente.

Prof.Marco Polloni

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