Cultura, identità e territorio: per una città aperta e plurale
Viareggio ha inscritta nel suo territorio una cultura sedimentata, talvolta silenziosa, ma sempre presente, viva, perché Viareggio ha una storia importante.
Anzi, possiamo benissimo affermare che Viareggio ha più storie diverse, ma tra loro interconnesse. Poesia, arte, letteratura, filosofia e urbanistica rappresentano i principali settori in cui si concretizza questa cultura aperta e plurale, in quanto contraddistinta da uno spiccato “eclettismo”. Un eclettismo che contribuisce in modo decisivo alla genesi di diverse identità, anche di quelle più fragili, ma non per questo di minore rilevanza: Viareggio è città simbolo della décadence.
In occasione del bicentenario della città è molto importante riflettere sulle caratteristiche di questo eclettismo, anzitutto perché esso, in molte delle sue manifestazioni, possiede un tratto “spiritualista”: lo si vede, ad esempio, nell’arte e nella produzione letteraria di Lorenzo Viani (1882-1936), il quale conobbe personalità chiave come D’Annunzio, Puccini e Moses Levy, Giovanni Fattori, Umberto Boccioni, Enrico Pea, Luigi Campolonghi, Alceste De Ambris.
Viani frequenta gli ambienti della rivista “Lacerba”, entrando in contatto anche con Giovanni Papini, Ungaretti e Ottone Rosai.
Viani fu un décadent, personalità anarchica ed eclettica: proprio da queste basi maturò il suo espressionismo a tratti visionario. Merita ricordare che nei primissimi anni del Novecento, nel 1908, egli soggiorna a Parigi, la “capitale XIX secolo”, la metropoli simbolo dell’eclettismo culturale, del cosmopolitismo politico ma anche della décadence, secondo la definizione proposta sul finire dell’Ottocento dal grande psicologo, romanziere e critico letterario Paul Bourget (1852-1935).
Nel suo libro del 1925, intitolato Parigi (1a edizione: Fratelli Treves Editore, Milano), Viani dà voce all’odissea di una vita nomade, errabonda, tutta fatta di “peregrinazioni”, in cui l’io décadent si smarrisce nel sottosuolo appestato della metropoli.
In un passaggio molto evocativo del suo libro si legge:
“Fleury mi ha stradato per le vie di Parigi. La ragione di Monsieur Fleury era prossima ad abissarsi nell’orrore delle tenebre. Sugli occhi plumbei lampeggiavano gli ultimi chiarori crepuscolari del discernimento. La voragine della follia risucchiava quella povera testa scialba. Dalle gelide labbra e dal naso trasparente come lo spermaceto delle torce, gli colava una bavarella liquida. Il cervello, che scialiva nella tazza del cranio, doveva essere come polta avvinata. […] Fleury fu il mio Virgilio. Nella marea torba, che trasporta uomini e veicoli, col rumore sordo di una fiumara in piena, Fleury andava come un albero divelto sbatacchiando contro gli argini delle mura, gli uomini, le teste dei cavalli, i parafanghi delle vetture, i fusti degli ippocastani”.
Sono descrizioni che rievocano passaggi celebri del grande Balzac.
Nel 1922 Viani cura il numero monografico dedicato a celebrare il centenario della morte del poeta Shelley, morto a Viareggio. Va ricordato che la prima edizione del Premio letterario internazionale “Viareggio ” (1929) fu vinta da Viani con il romanzo “Ritorno alla patria”, a pari merito con Anselmo Bucci.
Viani collabora anche con il Corriere della Sera. Nel 1933 viene persino ricoverato all’Ospedale psichiatrico di Maggiano.
Un’altra figura complementare in questa cornice eclettica è senz’altro Enrico Pea (1881-1958), la cui opera Moscardino (1922) viene tradotta in inglese da Ezra Pound. Non può essere dimenticato altresì che il poeta Rainer Maria Rilke (1875-1926) soggiornò a Viareggio nella primavera del 1898 e in quella del 1903, tornandovi soltanto per pochi giorni nel giugno del 1904. A Viareggio Rilke, incantato dalla bellezza eterna del mare e delle pinete, ideò e compose alcune delle sue più significative opere giovanili, tra le quali nel 1898 il dramma lirico La principessa bianca, intriso di visioni oniriche.
A Viareggio nasce nel 1910 il grande Mario Tobino, la cui prosa ci permette ancora di apprezzare la profondità tanto dell’autobiografia che dell’indagine psicologico-sociale.
Già da questi sintetici richiami a luoghi celeberrimi della cultura viareggina è possibile cogliere il senso ed il significato della riscoperta delle identità, maturate in un contesto storico composito, risultato di progressive contaminazioni culturali, le cui tracce sono ancora degne di valorizzazione e condivisione.
Prof.Riccardo Roni (filosofo)