Dalla parte del Lupo…di Francesco Fiorini

Questo è un brevissimo racconto, che ci può portare a riflettere, sulle nostre peggiori paure, quella del Lupo è atavica nell’uomo, ma forse questa paura il lupo l’avverte…. e se la realtà fosse diversa?

Il vecchio capobranco, se pur ancora giovane, si era allontanato dai suoi fratelli, adesso era un lupo solitario.

Le ferite subite, nel combattimento con un orso, erano guarite, restava cieco da un occhio, ma la visione periferica si era presto adattata alla nuova condizione, permettendoli di cacciare se pur con difficoltà. Il ritorno verso le alte vette apuane, si era dimostrato un valido rimedio, rinfrancato nello spirito e nel corpo, girovagava senza meta, delimitando con getti di urina il suo territorio.

Finalmente si sentiva libero, le responsabilità di essere il capobranco non c’erano più, seguiva solo il suo istinto e poi c’erano le montagne, di notte gli piaceva salire in alto tra le cime ancora innevate e lanciare il suo ululato alla luna. Incrociava spesso l’odore dell’uomo, che fin da cucciolo aveva imparato ad evitare, come preda non aveva un buon sapore, da giovane aveva assaggiato la sua carne e l’aveva trovata insipida, con un retro gusto sgradevole, inoltre l’uomo era più un cacciatore che preda.

Con il tempo e l’esperienza, si era allontanato sempre più dai territori dove l’uomo si riuniva in gruppi numerosi, ma evitarlo del tutto era diventato difficile, allora lo guardava nascosto nella selva od al riparo dentro qualche buca del terreno, scavata dalle talpe. Ultimamente aveva incrociato spesso l’odore di un cucciolo di uomo, il piccolo percorreva i suoi stessi sentieri, più volte l’aveva spiato, con il suo unico occhio, dall’alto di una cima rocciosa.

Non capiva cosa facesse, a volte cambiava il percorso, ma la sua meta di arrivo era sempre la stessa: una larga e piatta roccia isolata. Là, il ragazzo, s’inginocchiava ed in quella strana posizione parlava al cielo ed alle stelle. Era una strana roccia baciata sempre dal sole, rimaneva in bilico a strapiombo di un dirupo, sulla sua piatta superficie erano incise delle figure primordiali, sentiva caldo quando si sdraiava su quella roccia, e non era un calore dovuto alla luce del sole, ma proveniva dall’interno del grande sasso, guardava quel piccolo uomo fare sempre le stesse cose, inginocchiarsi e parlare al sole.

Quel cucciolo lo incuriosiva, si sentiva attratto da lui, aveva iniziato ad aspettarlo, seguendolo nel suo curioso girovagare. Un giorno, si fece avanti baldanzoso, non aveva un aspetto rassicurante, era un grosso lupo nero, con una lunga cicatrice sul muso, ma l’adolescente non dimostrò paura di fronte a quella spaventosa apparizione, porse la sua esile mano e gli accarezzò la testa. Quel leggero tocco gli procurò una soave leggerezza di spirito, che lo turbò profondamente, all’improvviso si sentì debole ed insicuro e con un lungo brontolio scappò via.  Non si allontanò di molto, una decina di metri, il cucciolo di uomo era rimasto fermo con la mano tesa verso di lui, il sole alle sue spalle lo ammantava di una luce ultraterrena.

Ancora quella sensazione, gli toglieva completamente la naturale aggressività tipica della sua specie. Guardò il ragazzo e piano piano si avvicinò a lui, il suo odore era diverso, sapeva di campo e di frutti di bosco, era piacevole, lo calmava, lo riportava cucciolo, quando sonnecchiava tra le zampe della madre.

La mano del giovane, gli stava accarezzando il muso, percorreva la lunga cicatrice che arrivava fino all’occhio offeso, creandoli nuove e profonde sensazioni, una luce bianca lo avvolse e lo portò lontano…

Francesco Fiorini (Ass.Promo-Terr)

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