Maria Luisa, Duchessa di Lucca e Viareggio di Monsignor Giovanni Scarabelli
Penso che sia utile aggiungere qualche ulteriore elemento per consentire una riflessione critica conclusiva di questo percorso che abbiamo effettuato sul rapporto di Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, e Viareggio.
Non era e non è mia intenzione una glorificazione della Duchessa, segnata per altro da una concezione autocratica del potere, ma è quella di evidenziare quegli interventi che hanno consentito a Viareggio non solo di fregiarsi del titolo di città, bensì di dotarsi degli strumenti ed affinarli per essere realmente tale. Val, pertanto, la pena di aggiungere ancora qualche tassello al profilo tracciato.
Con decreto del 19 giugno 1822 istituisce a Viareggio una Casa d’Industria, “destinata specialmente alla fabbricazione di tela da vele e di cappelli di paglia”, preoccupata certamente di offrire alla popolazione locale occasioni di lavoro qualificato e, quindi, di elevazione sociale.
Maria Luisa Regina d’Etruria
Già da regina d’Etruria è associata al marito Lodovico nel 1802 nell’istituire a Firenze la prima cattedra universitaria al mondo di pediatria, obbligando alla pratica della vaccinazione allora solo ai primi contrastati esordi. In continuità di questa sua sensibilità e attenzione, una volta duchessa di Lucca, nel 1822 ordina di inviare a Viareggio per le cure marine alcuni bambini ospiti del brefotrofio annesso all’ospedale “S. Luca” di Lucca, alloggiandoli probabilmente in un edificio sito in via della Caserma, edificio che diverrà successivamente, appunto, caserma dei Carabinieri e poi nel 1879 la prima sede delle Suore Ministre degli Infermi (Barbantini) nella nostra Città. Siamo alle remote origini di quello che, sempre a Viareggio, sotto il governo di Carlo Lodovico di Borbone, diverrà l’Ospizio Marino.
Come aveva già fatto a Firenze agli inizi del secolo, nel campo sanitario Maria Luisa rese obbligatori controlli e vaccinazioni attraverso il lavoro di un Comitato Sanitario Permanente. Dichiarò guerra al vaiolo e al tifo e chiese ai suoi medici di fare tutto quanto di loro conoscenza per allontanare queste devastanti epidemie dalla sua comunità.
I viareggini, comunque, apprezzarono sicuramente le attenzioni della sovrana Maria Luisa. Cesare Sardi nella sua opera Lucca e il suo Ducato dal 1814 al 1859 scrive che «i viareggini facili all’entusiasmo riconoscevano nella Duchessa la loro benefattrice e le volevan bene». Ricorda anche che Maria Luisa soggiornò assai spesso a Viareggio e onorò della sua presenza la cittadinanza partecipando alla trionfale processione di Sant’Antonio: «quella buona gente sentivasi orgogliosa di questo onore, godeva nel vedere le uniformi di Corte, i granatieri, ecc.».
La città di Viareggio ha intitolato a Maria Luisa una piazza, quella terminale della Passeggiata a Mare prima della Terrazza della Repubblica. Mi chiedo quanti sanno individuarla riferandola a questo personaggio, che può essere considerato all’origine del multiforme sviluppo della città: sono certo che si meriterebbe ben di più.
Monsignor Giovanni Scarabelli (Accademia Maria Luisa di Borbone)