La Nottola di Minerva..di Marco Polloni

Simbolo della Filosofia, dell’Armonia e della Saggezza, la nottola coincide con il volatile detto comunemente civetta, uccello notturno in rapporto con la luna, nel quale si può individuare , appunto, il valore simbolico che rimanda alla conoscenza razionale per la percezione della luce riflessa (lunare) in opposizione alla conoscenza intuitiva in relazione con la luce diretta (solare).

Gli ateniesi vedevano nella civetta la dea Athena , detta Glaukopis da glauks = civetta e opè = sguardo, ossia dallo sguardo scintillante, splendente come quello del piccolo rapace notturno.

Tale uccello, capace di vedere di notte, è legato alla dea della Sapienza, i suoi occhi e il becco seguono la linea della lettera greca φ (phi) simbolo alfabetico della Filosofia e della Sezione Aurea, la costante dell’armonia, quel tesoro della geometria che divide in media ed estrema ragione.

La Nottola di Minerva compare nella prefazione dei “Lineamenti di filosofia del diritto” di Hegel, il massimo esponente dell’Idealismo tedesco, dove egli sostiene che la Filosofia, come la Nottola di Minerva che inizia il suo volo solo al crepuscolo, non deve prefiggersi di trasformare la realtà, come invece sosterrà Marx.

La Filosofia, che è la più alta manifestazione dell’assoluto, non può essere l’anticipo di un mondo che dovrà venire, ma è il proprio tempo appreso con il pensiero, infatti la nottola si attiva quando il giorno di luce è finito: << […] la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bella e fatta. […] Quando la filosofia dipinge a chiaro scuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e, dal chiaro scuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere: la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo.>>. ( Hegel – Berlino – 1820 ).

La filosofia, quindi, secondo Hegel, non ha il compito di trasformare la società, di determinarla o guidarla, ma di spiegarla al termine del suo processo di realizzazione. Infatti, un periodo storico può essere pienamente compreso solo al termine del suo sviluppo, quando tutte le sue potenzialità sono state espresse.

Prof. Marco Polloni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *