La pergamena ritrovata e tradotta

Riportiamo, la traduzione di questa pergamena del giugno 1099, così come è stata tradotta:

CERRETO- Lucca, giugno 1099

Notizia breve per ricordare come nel luogo e territorio di Cerreto, presso il borgo di Montemagno, ed il castello che si era iniziato a costruire nel luogo detto Ricetro in presenza dei “buoni uomini”, il nome dei quali si legge sotto, a motivo della lite e controversia sorte tra i canonici della chiesa di San Martino della città di Lucca ed il casato di Guidone, figlio di Ildebrando e Ildebrandino, suo figlio, per rapine, prede e assalti che gli uomini del casato di Guidone e Ildebrandino, suo figlio, spesso facevano contro gli uomini delle corti dei canonici nelle località di Massarosa, Ricetro, Gualdo e Montigiano, e così, a causa di queste offese e malefatte che facevano loro, gli anzidetti illustri Canonici con forza e ragioni moltissime, salirono a Ricetro per edificarvi un castello e cominciarono a edificarlo di fortissima e mirabile struttura, e queste imponenti fortificazioni allo scopo di porre fine alle grandi violenze che gli uomini del casato di Guidone e Ildobrandino solevano fare contro gli uomini di san Martino. Per questa ragione i “fedeli” del casato di Guidone e Aldobrandino cominciarono a pregare, insistentemente supplicare e compiere atti di deferente ossequio nei riguardi dei canonici e dei loro “fedeli” ed amici, nonché della contessa o marchesa Matilda che proprio in quel tempo dimorava presso la città di Lucca per rendere giustizia, perché si distruggesse il castello di Ricetro, con questa promessa che, gli uomini di San Martino dei luoghi nominati, non avrebbero dovuto sopportare per l’avvenire, le predette malefatte, e ciò con fermezza e sicurezza di giuramento che gli uomini di Montemagno e del suo borgo fecero ai Canonici ed agli uomini dei luoghi e corti nominate, com’ è scritto sotto, ed i “fedeli” di Aldobrandino rassicurarono i Canonici con pegni di loro beni allodiali, come si legge nella stessa carta. Allora i Canonici, udita la dolce intercessione di Matilde e quella dei “fedeli” di Aldobrandino, porsero le loro orecchie a tali preghiere comandarono la distruzione del castello di Ricetro. Allora gli uomini di Montemagno, i nomi dei quali sono:i tre figli di Vuillielmo, Blliuccione del fu Martino, Albertino del fu Albizio, Carbone dl fu Giorgio, Albertino del fu Cumizio, Bello del fu Bonizio, Albertino Bello del fu Lupo, Caretto del fu Cecio, Bonaccio del fu……., Vualandello, figlio di Giovanni di Follio, Buco del fu Pepo, Bondie, delfu Bondii, Signoretto del fu Cumizio, Moro, chierico Berardo ed Enrico, fratelli del fu Ildebrando, Bello, del fu Mondo, Giovanni del fu Bonio, Ugo, del fu Cecio, Alberto da Fraiano. Tutti questi giurarono personalmente sui Santi Vangeli di Dio, che “ da questo momento in poi, finchè vivrò, non recherò intenzionalmente offesa, ne permetterò che sia arrecata tantè ai beni quanto alle persone nella giurisdizione del Beato Santo Martino e dei suoi Canonici che si trovano in prossimità  della strada da Montemagno al mare e nel luogo che divide le giurisdizioni del Beato Santo Martino tra Fibbialla e Gualdo fino al castello detto di Pedona, e qualora abbia arrecato offesa, entro i trenta giorni che voi ed il vostro messo mi indicherà, oppure colui che abbia tale offesa ricevuta, e se si tratterà di danni ai suoi beni, riparerò col doppio del loro valore, e, se della sua persona, in modo tale che possa ritenersi soddisfatto, se non sarò condonato per parola di colui che abbia ricevuto danno od ingiuria che sia però senza qualche violenza, e se qualcuno della corte di Montemagno avrà arrecato offesa nelle predette case farò risarcire l’offeso entro il predetto termine, se potrò come è stato detto, senza tuttavia dare dei miei beni, fino a quel giorno in cui Aldobrandino darà la stessa sicurezza, sia con giuramento che col pegno di un bene allodiale del valore di cinquanta lire nella corte di Lucca. Non congiurerò ne opererò in modo che questo castello non possa non essere nuovamente edificato a volontà di tutti i Canonici di San Martino e della loro maggioranza, ed anche che gli uomini di Ricetro non possano prendere provvedimenti nei riguardi di qualche uomo del casato di Guidone, del fu Ildebrando, soltanto però per quelle offese arrecate tra il castello di Montemagno e fuori di Ricetro, Gualdo e Montigiano. E se essi fuori del castello e borgo di Montemagno si offenderanno reciprocamente, ma non per cosa della predetta corte, non congiurerò ne opererò in odo che non possano prendere provvedimenti contro qualche uomo del casato di Guidone, del fu Ildebrando, e non congiurerò ne opererò in modo tale che gli uomini di San Martino di Montigiano non possano prendere qualche provvedimento nei confronti di qualche uomo del casato di Guidone, del fu Ildebrando, e da parte mia non mi opporrò eccettuato il conferimento dei miei beni, a che Aldibrandino, figlio di Guidone, non faccia la stessa promessa al riguardo alle sopradette cose, che io giuro, sia col suo giuramneto che col pegno di un suo allodio del valore di cinquanta lire nella corte di Lucca allorchè  sarà giunto in età e di ciò richiesto entro un anno. Osserverò tutto questo purchè i Canonici e chierici di San Martino o qualcuno in loro nome non inizino a riedificare il castello di Ricetro, contro la volontà di Ildebrandino e dei suoi eredi.

Fatto in presenza di Giovanni giudice, Fraolmo avvocato, Ranerio notaio, Lamberto, del fu Viullano, Germondo del fu Ugo, Pagano, del fu Rainerio, Farolfo, figlio di Bellone, Ildebrando, figlio di Guido, Ugo del fu Omodio, Guido del fu Porcello, Rosselmo del fu Moretto, Benedetto, del fu macione, Bonio, della fu Crisitna, e parecchi altri.

Anno M X C I X, nel mese di giugno, indizione VII.

Lamberto, Germondo, Pagano, Farolfo, Ildebrando, Ugo, Guido, Rosselmo e Benedetto furono ivi presenti.

Rodolfo, notaio imperiale.

Nome dei notai: Iacobus, Melins, Rolanduccius, Aldibrandinus, Nigotiante, Ildebrandinus.

Edoardo Puccetti – Traduzione del Prof. Leo Lazzeri

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