Castruccio Castracani: splendore per le italiche milizie…di Edoardo Puccetti
Le lotte cittadine si protrassero fino al 1314, fu in questo periodo che un giovane lucchese, Castruccio Castracani degli Antelminelli si mise in evidenza per il suo carisma e grandi doti militari.
Negli anni successivi, i lucchesi, esattamente nel settembre del 1316 con il Consiglio Maggiore di Lucca, nomina Castruccio Difensore del Popolo del distretto e del contado. Il 26 aprile del 1320 Castruccio Castracani diventa Signore di Lucca riunendo tutti i poteri nelle sue mani, che eserciterà protetto dalle mura della sua nuova “Fortezza Augusta”. L’Imperatore lo nomina Vicario Imperiale per Lucca, La Garfagnana, la Valle Ariana e di Lima, la Lunigiana, per Massa e Versilia, Serravalle e dei distretti Imperiali del Val d’Arno e di Pistoia. Ludovico il Bavaro il 29 maggio 1324, gli conferma il Vicariato Imperiale su Lucca e sugli altri territori compresi nella nomina già concessi da Federico.
Castruccio Castracani
Castruccino (moneta)
Nasce così nella Toscana nord – occidentale un potentato signorile ghibellino che da ora in avanti otterrà una lunga serie di vittorie militari a scopo espansionistico ai danni di Firenze, Pisa e Genova. La meta più ambita è l’umiliazione di Firenze che, vede prima portarsi via Pistoia nel 1324, poi subisce una cocente sconfitta presso Altopascio contro le forze unite di Castruccio e Azzone Visconti che, arrivati sotto le mura di Firenze, fanno correre ad umiliazione del nemico, tre palii: uno a piedi, uno a cavallo, uno di meretrici e gobbi; fanno impiccare asini alle mura e battono moneta lucchese “Il CASTRUCCINO”.
Battere moneta sotto le mura di una città conquistata con la forza era come dire: adesso il padrone son io, quindi batto la mia moneta.
Dopo la dominazione pisana nel 1386 venne in visita a Lucca Papa Urbano VI e vi soggiornò per nove mesi. Per questa occasione il Consiglio della Repubblica deliberò che venisse battuto dalla Zecca di Stato una moneta aurea per onorare il Papa. Così La Zecca coniò una moneta al dritto, l’effige del Volto Santo e sul rovescio la figura intera di San Pietro chiamandola fiorino. Detto fin dalla sua nascita appunto, fiorino del San Pietro, Papa Urbano gradì molto il gesto della popolazione lucchese, tant’è che abbonò 6.000 fiorini che facevano parte della cifra prestata ai lucchesi per pagare la libertà dal giogo pisano.
Fiorino (detto) di San Pietro
La pace con Firenze sancì la fine delle traversie della città. Così con la ricostituita Repubblica i lucchesi poterono continuare le loro attività mercantili che, nonostante le vicissitudini della loro terra, non avevano mai abbandonato e ormai li vedeva primeggiare nelle più grandi città d’Europa.
Edoardo Puccetti (storico lucchese)