La Dotta Ignoranza..di Marco Polloni
<< [Dio] poiché è principio < è eterno prima di ogni cosa >, poiché è mezzo < è ciò in cui tutte le cose sono > e poiché è fine < è ciò verso cui tutte le cose [tendono] >>.
Niccolò Cusano (o Niccolò da Cusa), teologo e filosofo neoplatonico, forse l’ingegno speculativamente più dotato del XV sec. , è stato un eccellentissimo conoscitore non soltanto degli
antichi filosofi greci e latini, ma anche delle correnti speculative sviluppatesi fra Medioevo e Rinascimento.
Egli ha sintetizzato il pensiero dei più importanti filosofi e teologi dell’epoca come: Agostino, Proclo, Alberto Magno, lo Pseudo Dionigi, San Bonaventura …..etc….. , esprimendo una nuova
visione dell’universo e del ruolo dell’uomo che vive in esso.
Cusano riteneva che la CONOSCENZA UMANA si modelli sulla CONOSCENZA MATEMATICA, per tale ragione possiamo arrivare a conoscere ciò che è ignoto, a condizione che esso abbia una relazione
di proporzionalità con ciò che è noto; per questo non si trova schierato dalla parte degli umanisti del suo tempo, perché non segue il metodo che si ispira all’eloquenza antica e nemmeno quello tipico
degli scolastici medievali, ma bensì, fa uso di metodi derivati dai PROCEDIMENTI MATEMATICI, soprattutto di ordine geometrico, adottati nella loro valenza analogico-allusiva.
Tale metodo conoscitivo, che diventa il vero ed appropriato unico simbolo del pensiero speculativo, venne definito dal nostro teologo DOCTA IGNORANTIA (Dotta Ignoranza), dove l’aggettivo DOCTA
si contrappone e corregge la voce IGNORANTIA.
Quando si applica un metodo di indagine sulle COSE FINITE, il risultato conoscitivo, facile o difficile che sia, è comunque sempre possibile; quando invece intendiamo indagare l’INFINITO, che
in quanto tale sfugge ad ogni proporzione, questo rimane ignoto, incompreso.
In matematica la conoscenza si basa sull’analogia tra NOTO ed IGNOTO, per cui più le verità sono vicine a ciò che è conosciuto, più queste sono conoscibili. => Dunque la consapevolezza della
sproporzione fra la FINITEZZA della mente umana e l’INFINITO a cui tuttavia essa tende, e la connessa ricerca che rigorosamente si mantiene, nonostante la consapevole critica, costituiscono la
DOTTA IGNORANZA.
Dunque, per tali dimostrazioni, cioè quelle relative al RAPPORTO FINITO/INFINITO, come già accennato, Niccolò Cusano usa spesso metaforici esempi di tipo matematico e/o geometrico per
spiegare i necessari concetti filosofici tra cui i due esempi visivamente espressi nella presente tavola illustrativa (vedi figura 1) :
<< L’intelletto finito non può intendere in modo preciso la verità delle cose mediante similitudini. ….. L’intelletto ….. sta alla verità come i poligoni stanno al cerchio: quanti più angoli avrà il poligono inscritto, tanto più sarà simile al cerchio, tuttavia non sarà mai perfettamente uguale ad esso, anche se avremo moltiplicato i suoi angoli …….. >>.
Questa è una delle più efficaci metafore usate e qui utilizzata per definire il rapporto tra l’INTELLETTO e la VERITA’, cioè tra l’INTELLETTO UMANO, il poligono limitato e finito e il
CONCETTO di DIO, la circonferenza, che per quanto Egli si riveli o lo si possa pensare, nella sua infinitezza resta pur sempre inconoscibile; infatti gli angoli del poligono anche se moltiplicati non
potranno mai raggiungere la CIRCONFERENZA in tutti i suoi punti.
In figura 2 vediamo un’altra metafora, quella del RAGGIO INGRANDITO ALL’INFINITO o in altri termini DELLA RETTA IMPROPRIA: poiché la RETTA è caratterizzata, soprattutto, dalla DIREZIONE e
poiché il PUNTO IMPROPRIO della RETTA, è la sua DIREZIONE, se ne deduce che tale punto deve essere unico sia che si percorra la retta andando verso destra, e sia andando verso sinistra,
ricongiungendosi all’INFINITO; in questa accezione la RETTA PROIETTIVA assume la forma di una CIRCONFERENZA di RAGGIO INFINITO.
Detto in altro modo, se prendiamo un CERCHIO e ne ingrandiamo gradatamente il suo raggio (come in figura 2) fino al suo massimo, la CIRCONFERENZA diventerà sempre più minimamente curva, per
diventare all’INFINITO massimamente LINEA RETTA.
Questo esempio, metaforicamente, dimostra la cusaniana idea della CONGIUNZIONE DEGLI OPPOSTI IN DIO che è MASSIMO ASSOLUTO.
In Dio, in quanto INFINITO, tutte le distinzioni che nel Creato sono opposte si congiungono proprio come si congiungono all’infinito le DUE DIREZIONI DELLA RETTA e come la LINEA CURVA e la LINEA RETTA vanno a coincidere.
<< Poiché il Massimo Assoluto è assolutamente in atto tutte le cose che possono essere, ed è tale senza alcuna opposizione, così come il minimo coincide con il massimo, allora esso supera ogni affermazione e negazione >>. (De Docta Ignorantia – libro 1, cap. 4).
Prof. Marco Polloni