Benedizione dei Morti del Mare (1914 – 1916) Lorenzo Viani (1882 – 1936)..di Marco Polloni
Commento e ipotetica analisi geometrica della composizione – Novembre 2020
Lorenzo Viani è una figura emblematica dei fermenti creativi dei primi anni del XX sec., fu allievo di Giovanni Fattori a Firenze; soggiornò a Parigi nel 1908, e, in quel clima libero fatto di illuminazioni e
distrazioni, in quel brulichio fra tendenze impressioniste, Fuaves, Nabis, avvicinandosi all’arte di Honoré Daumier dall’istintiva forza satirica, ma soprattutto riconoscendo la potenza del linguaggio di Toulouse Lautrec, poté arricchire la sua impronta tardo macchiaiola.
Nel 1909 Lorenzo rientra a Viareggio caricato di una sorta di certezza di sé, riemerge il lettore di Nietzsche e la sua voglia di essere diverso.
Negli anni che vanno dal 1911-15 Viani si cala attivamente nel vivo della lotta proletaria e, tale vitalizzante accordo con il reale dà luogo al mutare dei temi, sorgono i protagonisti della stagione
improntata sulle problematiche populiste, stagione nella quale vita e arte procedono unite: viandanti, marinai, contadini, donne, anarchici, vedove del mare, ….. etc ….. , insomma gente viareggina nella
quale si manifesta un’esistenza dura fatta di ferree leggi e ben nutrita di poesia.
I riferimenti ambientali sono pochi ma grande è il tentativo di comunicare con linguaggio pittorico in forma dialettale che ben manifesta l’autenticità della vita; dunque nasce un’arte a carattere esistenziale che si ritrova altamente espressa nelle grandi composizioni del momento, di emblematica finalità educativa, come: “La peste a Lucca”, il “Volto Santo”, nonché la “Benedizione dei morti del mare”, una sorta di sacra rappresentazione espressa con linguaggio primitivo, potremmo dire arcaico, consono ai fini di tale impegno espressivo, fatto di figure emblematiche, maschere astratte fortemente segnate dai tratti che richiamano episodi salienti di una vita fatta di dolore, figure emblematiche dove la gente viareggina, ancorata al dato reale dell’originaria quotidianità, si riconosce in quella dimensione di pathos.
Effettivamente nella grande opera (192 x 394 cm – conservata al GAMC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Viareggio) dipinta a olio su un drappo di vecchia vela macchiata di bitume, il principale protagonista è il dolore di madri, mogli e figli degli uomini morti in mare nell’atto di trarne sostentamento per la vita.
Lorenzo, che non temo a definire come il “massimo espressionista esistenziale”, traduce tali stravolgimenti dell’anima in una scena di grande enfasi sacra, dove gli scarni e amorfi personaggi
emettono silenti grida di lamento che si propagano all’infinito, mentre nella tenebrosa atmosfera, assimilabile ad una sorta di crocifissione, si manifesta fra i labari che portano impresso il cristogramma
IHS (un modo antico, risalente al III sec., di scrivere Gesù Cristo) , il Volto Santo, come mero segno di fede e di speranza.
Lo stesso Viani esprime verbalmente la scena della ricorrenza da cui il titolo dell’opera:
<<I vecchi navarchi, gl’insonni, […..] anche loro si recano nel posto medesimo della battima dove debbono giungere i sacri stendardi. Le vecchie donne dei pescatori aspettano da ore sui poggi aspri di pagliole recitando il rosario: nere, sul fondo del mare cinereo, sembrano vecchie polene spalmate di pece, relitti di un grande naufragio.>> (IL NANO E LA STATUA NERA – La benedizione dei morti del mare – L. Viani).
Il tutto in un impianto dal sapore antico, che sembra riassumere le conoscenze artistiche acquisite da Lorenzo, ma, soprattutto, ci tengo ad evidenziare la rigorosa composizione che pare essere sorretta da una riscontrabile costruzione tutta in “ragione aurea” ossia quella < Divina Proporzione che divide un segmento in media ed estrema ragione > (la parte corta sta alla lunga come la lunga sta all’intero), che in questo caso ritma lo spazio in modo armonico per renderlo gradito alla nostra percezione, perché questa, al caos (disordine) preferisce il kosmos ossia l’ordine. L’oggettiva, incontrovertibile e innegabile bellezza, che non consiste tanto negli elementi, nel nostro caso nelle figure tragiche e deformi, in grado di esprimere sentimenti così alti da farne delle ierofanie, ma nella ritmata scansione dell’intera figurazione in concordanza di movimento in una armonica distribuzione dello spazio.
Come si può facilmente notare dalla presente tavola esplicativa, il formato dell’opera corrisponde alla somma di 2 quadrati ossia il lato maggiore del rettangolo A-B è, con poco scarto di errore, il doppio del lato minore A-D; i segmenti di base A-H e I-B sono esattamente determinati in base alla Sezione Aurea del lato A-B; la stessa cosa è valida anche per i punti E e F relativi ai lati corti.
Detto questo, va da sé, che tracciando le linee verticali e orizzontali dei rispettivi punti ottenuti tramite costruzione geometrica, o per via di calcolo matematico per mezzo dell’irrazionale numero PHI, si ottiene il reticolo armonico atto a determinare gli spazi occupati dai gruppi di figure.
Al centro vediamo un gruppo di madri che stringono i propri figli (i cui volti rientrano nel piccolo rettangolo centrale con proporzioni che riflettono l’intero formato dell’opera) e in una misteriosa luce, in
mezzo a due labari, si manifesta il Volto Santo; a sinistra un gruppo di donne nell’atto di distrarre un bambino, e leggermente spostate verso destra, due persone in un pietoso abbraccio; a destra, invece, due donne consolano e sorreggono una terza in atteggiamento di disperazione; poi altri drammatici personaggi entrano nella scena.
Ora è doveroso dire che, effettivamente, le composizioni possono essere sostenute da una varietà di costruzioni geometriche che meritano il nome di proto-composizioni, ossia proto-schemi tramite i quali si predeterminano le costruzioni delle idee compositive.
Quindi il riscontro di ordine geometrico, in questo caso vuole essere soltanto una dimostrazione analitica dell’armonia relativa all’intera figurazione, uno dei massimi capolavori dell’artista viareggino Lorenzo Viani.
Prof. Marco Polloni