La Pieve di Camaiore (i nostri monumenti)..di Giovanni Scarabelli
Un insieme scenografico con un tocco che rasenta il sontuoso, l’ampia scalinata – seppur qua e là sconnessa – che aprendosi quasi a forza fra due bastioni di pietra, sostegno a terrapieno e piazzetta, s’erge solenne ad introdurre il passo all’antica chiesa di S. Maria e dei SS.Stefano e Giovanni Battista di Pieve a Camaiore. Lineare e scarna l’equilibrata mole romanica è illeggiadrita in facciata da monchi capitelli d’epoca alto medievale e dal portale di settecenteschi noduli ed i fianchio qua e là rotti da invasi di finestrelle e porte, ora murate.

“Stò qui da secoli – par che dica – per garantire saldezza alla tua fugace vita, visitator curioso, ch’or t’accosti“. E sembra sorrider tutta, misteriosamente, nel sole. Si và a farle visita quasi di cortesia, con condiscendenza forse, come a vecchia signora sopravvissuta a tempi andati, patetico monumento a sè stessa. Ma il suo misterioso sorriso ti disarma la baldanza, con sottile benevola ironia sgonfia la tua prestanza ed insinua il tarlo dell’incertezza. Un attimo di perplessità ancora e il gioco è fatto: ha vinto lei! E senti rispetto timore, quasi. E maturi umiltà. Il tutto in attimi brevi. Ed il passo si fa cauto, sospeso, timoroso d’ingrangere l’incanto d’arcani silenzi, di perenni armonie, d’inesausti canti, in uno tutto lì, sottolineati da vuoti e pieni, chiarità e penombre, pietre di diversa vena, ruvide o luci per passi e mani che, in secoli, si son trepidanti e fiduciosi lì succeduti. E il sovrapporsi – in decantazione di tante umane passioni, di tanti Assoluti…d’un momento – dei secoli vien richiamato dal battitore: un’urna sepolcrale d’epoca, forse, tardo-imperiale romana. Da questo simbolo di morte per numerosi secoli hanno attinto, provenienti da quasi tutte le chiese soggette, le genti fedeli “ l’acqua viva che zampillas per la vita eterna “. Il passo sempre vigile a non infrangere delicati equilibri, ti fa accostare alla cappella laterale dove prorompe un pò melodrammaticamente comunque un bel crocifisso del XVII secolo. L’incontro però è oltre. Fatti i gradini del presbiterio, a sinistra dell’altare maggiore, sulla dura parte di pietra – e si comprende che null’altro potrebbe stargli accanto – un’opera davvero di singolare potenza pittorica. La firma e la data in base: Battista da Pisa 1443. In tre scomparti uniti e divisi da colonnette a tortiglione e cuspidi d’un gotico ormai “fiammeggiante” sono – al centro – la Vergine col Bambino e quattro Santi a coppia in ciascun lato. E oro in fondo e intorno a profusione, quasi riflesso del prezioso dono che il Figlio e la Madre ed i Santi sono a ciascun terreno itinerante.
Si sosta, si tarda, l’anima ancor non sazia di bellezza e pace. Fuori il clacson suona. Ancora. L’impazienza di un mondo vorticoso che non ammette dissimili da sè. Uscendo , il sorriso misterioso e complice: ” Vai pure frettoloso viandante. Sto qui, per te, immobile nei secoli, sempre in attesa, per sonare quello che i tuoi passi travolti non possono trovare nel subbuglio dei giorni. Quando vuoi..”
L’ultimo raggio di sole, in carezza, soffonde di pudico rossore l’antiche pietre. Forse ha osato troppo? In fondo so , però, che ha ragione. E gliene sono grato, mentre con rassegnata stizza, nervosamente risalgo in auto, in soffocanti spire.
Monsignor Giovanni Scarabelli
E’ una poesia d’amore…
Potreste sostituire la fotografia??? Quella è la Badia…
Ci scusiamo è stato un errore…foto sostituita
Ma la chiesa non è della Pieve . E la Badia di Camaiore
Ci scusiamo è stato un errore..foto sostituita..
La pace del cuore …
La fede vissuta …
Le parole incantate …
Le sue ricchezze …
L’aria …
Il sole…
Una chiesa unica …
È vita nel tempo