Ore canoniche ed orologi solari canonici..di Marco Polloni

Un’ antica misurazione del tempo, probabilmente la più antica, è quella detta: ORE INEGUALI – ORE TEMPORARIE – ORE TEMPORALI; tale tipo di misura fu in uso dall’età ellenistica fino agli inizi del II millennio d.C. assumendo ancora altri nomi:

=>ORE GIUDAICHE – quelle citate nei vangeli: <<Dall’ORA SESTA fino all’ORA NONA si stesero le tenebre su tutta la terra. E verso l’ORA NONA Gesù gridò ad alta voce: <Elì, Elì, lemà sabactanì> cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?>>. (Mt 27, 45-46). Dove l’ORA SESTA coincide con il MEZZOGIORNO e l’ORA NONA con le ORE 15 del pomeriggio. =>ORE PLANETARIE – è il modo con cui vennero definite dai greci e dai romani, insieme all’uso
di chiamare i giorni e le ore con il nome delle divinità pagane.
=>ORE CANONICHE – di cui parliamo in questo poco esaustivo articolo, sono quelle che scandivano i momenti delle preghiere dei monaci medievali, che avevano la giornata controllata da
una precisa REGOLA che stabiliva i tempi delle attività.
Fu San Benedetto da Norcia nel VI sec. che per primo stabilì la rigorosa scansione dei tempi della giornata monastica; la puntualità imposta dalla REGOLA BENEDETTINA fu così importante che
ad uno zelante addetto, solitamente un monaco, era affidato il compito di prestare attenzione al trascorrere del tempo, facendo in modo che gli orari fossero seguiti con scrupolo.
Per consuetudine i monaci pregavano a determinate ore del giorno e della notte e tali ore finirono per essere considerate le più sante, vennero dette ORE CANONICHE e distinguevano i tempi
destinati alla recita e al canto di Salmi e Inni .


Dunque la vita monastica nei conventi, che sorgevano numerosi, era tutta impostata su una rigida scansione in base alla RECITA DELLE ORE detta anche UFFICIO DIVINO, diviso in NOTTURNO e DIURNO (in fig. 1 è visibile una schematica rappresentazione, relativa ai periodi equinoziali, quando le ore di giorno e di notte si equivalgono).
L’UFFICIO NOTTURNO prevedeva il VESPRO alle 18; la COMPIETA alle 20; le VEGLIE nelle ore notturne; il MATTUTINO alle 4.
L’UFFICIO DIURNO invece, scandito dal Sole era così stabilito: la PRIMA alle 6 del mattino; la TERZA alle 9 ; la SESTA a mezzogiorno; la NONA alle 15 del pomeriggio.
Dunque è in scena l’antica divisione in ORE TEMPORARIE, più lunghe e più corte a seconda delle stagioni e a scandirle erano i così detti OROLOGI SOLARI CANONICI (Fig. 2), che, analoghi a
quelli già in uso in Egitto e nella Roma antica, dividevano, per come erano concepiti, la giornata in 12 ore INEGUALI; infatti, per esempio, considerando uno di questi orologi installato alla
latitudine di 45 gradi, ogni ora temporale in Estate dura fino a 75 minuti e d’Inverno a 45 minuti.
Nonostante ciò, tali quadranti furono usati, come segnatempo, anche nell’Europa settentrionale, ciò che importava erano i riferimenti ai vari momenti di preghiera che si alternavano tra lavoro e riposo,
l’ORA ET LABORA non lasciava spazio alla pigrizia.
L’introduzione di tale sistema orario al Nord, avvenne prima tramite i romani e successivamente, come ormai è palese, dalla diffusione del CRISTIANESIMO durante il I millennio.
Tali quadranti sono ancora visibili su diverse chiese romaniche, soprattutto inglesi e francesi; questi senza alcun riferimento numerico erano dotati di uno stilo perpendicolare al muro ospite, esposto a
Sud, al centro di una raggiera equidistante (è il motivo della diseguaglianza delle ore), sulla quale i monaci presero l’abitudine di segnare con una croce le linee corrispondenti alle funzioni.
Le ore notturne, invece, mettevano a dura prova la puntualità dei monaci, anche a causa della difficoltà legata alla continuazione del computo orario, ragion per cui nacque l’esigenza che
condusse all’invenzione dello SVEGLIATORE MONASTICO o OROLOGIA EXCITATORIA , un congegno, mosso da un motore a peso, regolato per percuotere una campanella al momento
stabilito; l’archetipo progenitore dell’orologio meccanico.

Prof. Marco Polloni

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