La politica del politicante..di Brunello Consorti
Il virus ha portato grandi dolori alla comunità ma, al contempo, grandi “benefici” ai politicanti impegnati nelle varie tornate elettorali. Grazie ai decreti emergenziali, gli agili e comodi affidamenti diretti (quindi senza gara d’appalto) sono passati da un massimale di 40.000€ a 150.000€ e gli “amici” ringraziano e contribuiscono. La cassa depositi e prestiti ha consentito di ricontrattare i mutui in modo da poter disporre subito di milioni (in realtà si dispone di debiti) a fronte del pagamento del debito dilazionato “a quelli che verranno”, nipoti compresi. Le risorse così liberate e la semplificazione della spesa, hanno determinato molteplici attività politiche che vanno dai contributi “umanitari”, alle asfaltature “elettorali”, alle iniziative propagandistiche e pubblicitarie di vario tipo (brochure a decine di migliaia, ecc.), tutto naturalmente a spese della comunità.
Per la depressione, l’inattività, le chiusure generalizzate e la mancanza d’interesse degli elettori il politicante di turno inaugura strutture vuote, fa demolire voluminosi manufatti di strutture inagibili da anni, annuncia riacquisizioni di strutture ormai svendute, millanta progetti mai intrapresi, inaugura mostre d’improvvisati lacchè. In alcuni casi una grossa mano la danno Enti e/o Fondazioni che proprio a ridosso e nell’imminenza delle elezioni, intervengono sugli immobili patrimoniali con progetti, risorse e lavori che poi il politicante s’intesta e veicola come propri e come esempi della propria capacità. A volte le risorse messe a disposizione da questi Enti sono distribuite trasversalmente tra i vari colori politici ed arrivano addirittura fino al volontariato (ambulanze, mezzi trasporto disabili, mezzi antincendio, ecc.) come ricompensa per gli amici allineati e proni al politicante di turno. Quest’ultimo, di norma, ha un notevole pelo sullo stomaco e non si fa scrupoli nell’intestarsi anche lavori di riqualificazione “sociale”, ad es. le “case popolari”, come se li avesse progettati, diretti e pagati lui.
Per le famiglie in difficoltà, ci sono poi i buoni spesa che il politicante fa stampare nei colori societari e distribuisce caritatevolmente come se fossero frutto di denaro suo. Sui media, i report sulla pandemia producono una grande vetrina dove, con tono rassicurante e da casa, l’infiocchettato politicante uscente si propone snocciolando dati di dolore e sofferenza con atteggiamento benevolo e consolatorio verso i preoccupati cittadini. I toni pacati, la luce gialla e diffusa, l’appuntamento giornaliero sui media e non in presenza, rendono la figura quasi inarrivabile e carismatica. In alcuni casi le visualizzazioni ed i like sono bassi e quindi si ricorre al mercato per aumentarne la quantità in modo da ingenerare ammirazione e senso di comunità verso il leader massimo. Queste spese “promozionali” sono spesso fatte sostenere all’Ente o, in alternativa, ai sodali del politicante che sono seduti al banchetto pagato per anni dalla comunità ed hanno grande “interesse” a rimanerci.
Sotto elezioni, il candidato “esperto” di turno si attiva su più fronti, pro domo sua, a complete spese della comunità. Per la campagna elettorale di quello uscente da una carica pubblica, determinante è il ruolo dei sodali, sia per reperire le necessarie risorse che per fini organizzativi. In sostanza lor signori mettono a disposizione ”uomini e mezzi”, accollandosi spese che rientreranno nei cinque anni a venire. Sui social chi dissente è immediatamente bannato in modo che il coro adorante cresca giornalmente; quando la “bannatura” non si può attivare, si assiste all’indignazione massima del politicante di turno (e dei suoi sodali), dato che i problemi lamentati non sono prioritari, che non è il momento di critiche, che ci sono cose più importanti e compagnia cantante. Per i politicanti uscenti, la pandemia è un formidabile strumento di promozione del loro ego e del loro interessato narcisismo. Sotto elezioni l’effetto di questo complesso di azioni può portare a questi ultimi un incetta di voti, divenendo un grottesco eroe farlocco che si compiace delle iniziative messe in atto per ottenere i voti e le lodi di una platea che, depurata dai bannati, è adorante e fiera.
In queste condizioni emergenziali, l’inevitabile posizione d’inferiorità degli oppositori politici richiederebbe il massimo dell’impegno, dell’azione, della determinazione, delle risorse, della competenza e dell’esperienza per contrastare l’aumentata “potenza di fuoco” dello scafato politicante di turno sotto pandemia. In primis i leader politici degli oppositori avrebbero dovuto formare una coalizione che selezionasse, per tempo, un candidato condiviso, radicato nel territorio e con la dovuta esperienza. In questa fase avrebbero dovuto essere abbandonati gli atteggiamenti quali l’arrocco su posizioni inconsistenti, i contrasti tra i partiti, le esercitazioni declaratorie e tutte le perdite di tempo ed i ritardi nelle azioni di contrasto. L’aggregazione della coalizione avrebbe dovuto essere demandata inevitabilmente alla forza “egemone” (quella con maggior numero di voti) a mezzo di politici esperti con curriculum da vincenti e che avrebbero dovuto creare le condizioni per mettere insieme una squadra coesa e determinata. Questo compito non facile avrebbe richiesto un’esperienza tale da capire in anticipo il complesso delle azioni che avrebbe intrapreso il politicante uscente e la contestuale messa in atto di contromisure derivanti dall’attivazione del triangolo virtuoso candidato, risorse, organizzazione.
Per il candidato, oltre a verificarne preliminarmente la disponibilità all’inevitabile “etichettatura politica”, le necessarie risorse (anche economiche) e l’attitudine all’organizzazione avrebbero dovuto costituire requisiti indispensabili. Il problema risorse è particolarmente impegnativo dato che è noto a tutti che “i partiti non mettono a disposizione nemmeno un euro” per cui o il candidato provvede in proprio o lo stesso riesce a fare da collettore a finanziamenti di sostenitori che però possono essere sollecitati solo a fronte di un progetto serio di città e di comunità. E’ ormai chiaro, anche ai poco esperti come il sottoscritto, che se non si attiva questo triangolo virtuoso, la sconfitta è certa con o senza pandemia. Non ci può essere margine di successo per un’opposizione dilettantesca, priva di risorse e coordinata da politici inconsistenti. Sotto pandemia, se l’opposizione fallisce nell’impegnativo compito d’intercettare il consenso, l’interesse di pochi finisce paradossalmente per sovrastare l’interesse di tutti ovvero l’esatto contrario di quello che ci si aspetterebbe in condizioni emergenziali.
Alla prossima ……….
Brunello Consorti