L’orologio di Paolo Uccello..di Marco Polloni

Chiunque abbia visitato Santa Maria del Fiore (FI) con molta probabilità avrà notato il grande orologio di Paolo Uccello, come è anche probabile che alcuni degli osservatori ne abbiano notato la stranezza, magari senza capirne pienamente il senso.
Paolo di Dono, conosciuto come Paolo Uccello (1397-1475), fu un importante maestro dello scenario artistico fiorentino del XV secolo, e come tale lavorò anche in Santa Maria del Fiore: << Fece nel medesimo tempo e nella medesima chiesa, di colorito, la sfera delle ore sopra alla porta principale dentro la chiesa, con quattro teste ne’canti colorite in fresco >> (Giorgio Vasari – “Le Vite”).
Tale quadrante (435 x 435 cm) è situato a circa 15 metri di altezza nella controfacciata della cattedrale; esso consiste in una circonferenza inscritta in un quadrato e quattro teste, una per ogni angolo, delle quali non ci è dato di sapere chi veramente rappresentino: potrebbero essere Profeti non identificati, oppure i quattro Evangelisti, ma senza gli attributi simbolici derivati dalla “Visione di Ezechiele” ( Ez 1,5 ss): Matteo/angelo, Marco/leone, Luca/bue, Giovanni/aquila, necessari per l’identificazione; dunque, non avendo certezze, rimangono quattro teste con l’aureola che si affacciano da oculi tondi che simulano un rilievo prospettico.
Per quanto riguarda la misura del tempo, il metodo può apparire un po’ strano per noi oggi, ma forse, un po’ meno strano per quei tempi.
Il quadrante del grande OROLOGIO LITURGICO è diviso in 24 ore indicate a numeri romani giacenti (sempre, come da motivata regola, in sintesi addittiva) disposti a raggiera in senso antiorario con lettura dal centro.


Un movimento a pesi, situato nei vani interni della controfacciata, anima la bellissima lancetta raggiata, che indica lo scorrere delle ore, girando in senso inverso copiando il moto d’ombra degli orologi solari verticali , secondo il COMPUTO detto all’ITALIANA, che a lungo è rimasto in
uso nelle nostre terre.
L’ORA ITALICA detta anche ORA BOEMA (usata anche in Boemia, Slesia, Polonia) si diffuse a partire dal XIV sec.; era basata sul giro apparente del sole e la XXIIII ora, detta LE
VENTIQUATTRO era dettata dal momento del TRAMONTO e segnalata dagli orologi pubblici con 24 rintocchi; mentre, mentre la successiva, la prima della giornata, indicata con: I, era detta ORA DI NOTTE o UN’ORA e questa era comunicata da un solo rintocco.
Quindi, il giorno aveva inizio con L’ORA DI NOTTE e finiva al momento del TRAMONTO, alla XXIIII ora.
Ora considerando che al variare delle stagioni, il momento del tramonto cambia, il temperatore ossia il custode dall’orologio, oltre che a mantenere il funzionamento doveva necessariamente sincronizzare periodicamente, tramite apposite tabelle, l’orologio con il momento del tramonto.
Quindi la XXIIII ora era mobile durante il corso dell’anno, cioè si spostava in relazione alla lunghezza delle ore di luce.
Il vantaggio di tale SISTEMA ALL’ITALIANA consisteva nel fatto che con facilità era possibile calcolare le ore di luce rimanenti della giornata, infatti per tale scopo era sufficiente sottrarre a 24 l’ora rilevata sul quadrante (per esempio : l’orologio indica la XVIII ora – 24 – 18 = 6 ore di luce rimanenti).
L’ORA ITALICA però, non era compatibile con i metodi di altri paesi che utilizzavano computi diversi; in Francia, ad esempio, era adottato il metodo di dividere la giornata in due periodi: dalla MEZZANOTTE a MEZZOGIORNO e da MEZZOGIORNO a MEZZANOTTE distinguendo in: ORE ANTIMERIDIANE e ORE POMERIDIANE.
Nel 1738 il Granduca Francesco I con un editto decretò che in tutta la Toscana fosse sostituito il COMPUTO ALL’ITALIANA con il SISTEMA ALLA FRANCESE.
Ciò comportò un modo diverso di battere le ore: 12 rintocchi a MEZZOGIORNO e 12 rintocchi a MEZZANOTTE e le altre battute con 1 – 2 – 3 …. etc ….. .
Di conseguenza si impose anche la progressiva modifica dei quadranti, che vennero divisi in 12 ore, come oggi generalmente sono conosciuti.

Prof.Marco Polloni

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