Soldato di Dio…incipit

Tra pochi giorni sarà San Giovanni Battista unico Santo, insieme alla Vergine Maria, di cui si celebra il giorno della nascita terrena (24 giugno). Per celebrarlo vi propongo, come lettura, l’inizio del mio romanzo “Soldato di Dio” ancora non uscito in stampa, ma che spero di vederlo in libreria già questa estate, è un romanzo storico che narra le vicende di un Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni (oggi comunemente chiamato Ordine di Malta) ma nel periodo storico che colloco il protagonista del romanzo, è conosciuto come Ordine di S.Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme di Rodi (già di Cipro..) subisce la perdita del feudo-regno di Rodi, dopo mesi di un sanguinoso assedio da parte dell’impero ottomano….spero che vi regali le stesse emozioni che ho avuto io rileggendolo e che cresca la curiosità e la voglia di leggerlo quando vedrà le stampe..

Rodi, anno domini 1523
Era una fredda notte di gennaio, il cielo stellato e terso faceva da contraltare alla massa scura punteggiata dai numerosi fuochi di bivacchi.
Gli incendi costellavano la collina e il centro abitato, la flotta si allontanava dal porto abbandonando l’isola che era stata per la maggior parte dei profughi il simbolo della vera fede, oltre che una patria. Per essa, avevano combattuto contro un’altra civiltà, diversa nei costumi e nella religione.

Il silenzio interrotto dallo sciabordio dei remi formava una cappa che avvolgeva di tristezza i soldati. Dopo duecento anni di regno l’Ordine lasciava sconfitto Rodi. In una delle galee, un uomo continuava a guardare il suo vecchio mondo che si allontanava, e i ricordi viaggiavano dolorosi. L’assedio era durato quasi sei mesi, nei quali gli ospitalieri con scontri durissimi avevano difeso con coraggio e determinazione le mura ed i bastioni.
Il Gran Maestro Philippe Villiers de L’Isle Adam aveva guidato i contrattacchi contro le forze di Solimano il Magnifico e della sua armata che contava più di sessantamila uomini. Confratelli valorosi erano morti per difendere quella roccaforte isolata di cristianità: tutti portavano sul corpo e sull’anima i segni dell’assedio.
L’ultimo assalto dei turchi era stato un vero massacro, in terra i corpi bruciavano dalla pece tirata dai bastioni, arti strappati dalle palle di cannone, feriti che invocavano misericordia.
L’odore della morte impregnava da giorni i vestiti e nell’aria si respirava l’odore di zolfo; i corpi non venivano più seppelliti né bruciati da settimane e i miasmi della decomposizione si univano alla nauseante cortina, solo i sacrofaghi erano nel loro elemento naturale: banchettavano sazi sui morti scegliendo i bocconi più prelibati, mentre i feriti cercavano con le loro ultime forze di allontanarli per non essere scempio dei loro famelici morsi.
Satana era salito dagli inferi con la legione dei suoi dannati e l’inferno era diventata la loro realtà quotidiana: negli ultimi due mesi la popolazione e gli stessi cavalieri avevano invocato più volte la resa, mentre sommarie esecuzioni erano state ordinate per rinsaldare la disciplina.

Alla fine anche i più coraggiosi cedettero consigliando di trattare con il giovane sovrano musulmano.
Dopo una prima trattativa caduta nel vuoto, Solimano e il Gran Maestro si erano incontrati per stabilire la resa di quei valorosi che pur inferiori avevano difeso la roccaforte di Rodi per sei mesi.
Dei cinquemila che erano, meno di cinquecento malconci soldati si erano imbarcati insieme alla popolazione civile che non voleva sottostare ai saraceni.
Il futuro dell’Ordine, adesso, era pieno di incertezze.
Non avevano più una patria, ma non si erano arresi rimanevano saldi nel loro ideale di difesa della cristianità e dell’Occidente.
L’uomo guardava quello che era stato il suo mondo allontanarsi, ed a tutto questo pensava solitario, dall’alto del cassero della sua galea.

Francesco Fiorini (appassionato di storia)

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