Inganni Percettivi…di Marco Polloni

La riflessione intorno al senso visivo conduce a scoprire una delle tesi fondamentali relativa allo scollamento tra ciò che vediamo e la realtà; la percezione visiva, quindi, riveste la modalità
originaria di accesso alla realtà esterna e alla sua conoscenza indiretta, in quanto è la vista l’organo sensibile che ci permette di raccogliere le informazioni visive proiettate sulla retina e in essa convertite in impulsi elettrici che, attraverso il nervo ottico, raggiungono il cervello, sede in cui tali impulsi nervosi vengono elaborati per creare l’immagine, la cui percezione dipende da più fattori: la psiche del soggetto, l’esperienza di esso, il suo bagaglio di memoria visiva …..etc….. .
Quindi c’è da ammettere che effettivamente, il dato reale, oggettivo, resta sempre fuori di noi, ne acquisiamo conoscenza per immagine, determinata da due momenti che si distinguono nel passaggio che va dal – senso alla percezione -, il senso in prima istanza e la percezione, che viene dopo l’elaborazione dei dati sensoriali, in seconda istanza.
Effettivamente il sistema visivo (come anche quello degli altri sensi) è complesso e tale complessità sensoriale non ci rende la realtà come in effetti essa è, se mi è permessa una via metaforica, per dirla con Kant, noi vediamo il fenomeno, l’apparenza, e non il noumeno, la cosa in sé; ragion per cui in diverse situazioni, tale sistema della visione può essere ingannato, ossia può elaborare in modo errato l’immagine raccolta, da cui può scaturire una mancata corrispondenza tra ciò che vediamo e la realtà, a favore di una sorta di confusione visiva.
Chiaramente noi siamo ben adattati al nostro sistema visivo, per cui di norma esiste una corrispondenza tra ciò che vediamo e l’oggetto, oppure, riusciamo a non rimanere ingannati, ma
questo non esclude l’esistenza di figure capaci di recare disorientamento al nostro sistema percettivo; tali fenomeni, dei quali non sempre ci rendiamo conto e che possono verificarsi in varie circostanze, sono detti inganni percettivi, molti dei quali erano conosciuti fin dai tempi antichi; i greci, ad esempio modificavano con lievi correzioni le regolari strutture dei templi (come il Partenone) per correggere i fastidiosi inestetismi circostanziali, come le incurvature dell’architrave e dello stilobate, l’inclinazioni verso l’interno delle colonne e relative variazioni di diametro (le colonne agli angoli di un tempio periptero, ossia con il colonnato perimetrale, erano di diametro più grande perché altrimenti sarebbero apparse troppo sottili, in quanto esposte ad uno spazio più aperto).
Certamente è inutile dire che questo è solo un breve discorso, una sorta di didascalia in confronto alla vastità dell’argomento che tocca tante sfaccettature relative alla teoria della percezione visiva e psicologia della forma, delle quali ogni addetto legato in qualche modo al mondo dell’arte deve ben conoscere e saper utilizzare per il buon esito del messaggio visivo.
Nella presente tavola sono mostrati solo alcuni esempi dimostrativi di quanto abbiamo accennato: Fig.1 – Ci troviamo di fronte alla rappresentazione di una sorta di galleria percorsa da tre omini che vanno a scalare dal più piccolo al più grande; a causa del contesto grafico la percezione è ingannata.
Dal punto di vista fenomenico dei tre omini il più vicino lo percepiamo come più piccolo, come il più lontano ci appare più grande, anche se in realtà, una volta misurati, risulta verificato il fatto che i tre omini sono della stessa dimensione.
Fig. 2 – Si tratta di una evidente realtà fenomenica alla quale non corrisponde alcun oggetto fisico, vediamo quello che non c’è ossia due triangoli, tra cui uno bianco con il vertice in basso che si stacca dallo stesso fondo bianco.
Fig. 3 – In questa immagine, le due linee parallele verticali, sembrano risentire di una forza percettiva al centro, causa di una sorta di rigonfiamento che in realtà non esiste, ma che
continuiamo a vedere, nonostante la ragionata consapevolezza.
Fig. 4 – Vediamo due segmenti che in realtà hanno una identica lunghezza, ma si manifestano alla percezione uno più lungo dell’altro, la ragione è evidente ma la percezione non cambia, quello sopra si manifesta come più corto di quello sotto e viceversa.
Fig. 5 – Le due forme siglate rispettivamente con A e B in realtà sono identiche ma ci appaiono diverse, la percezione è ingannata dalla posizione di ognuna rispetto all’altra; la forma sopra siglata con A appare più piccola della sottostante B.
Fig. 6 – Qui l’inganno percettivo risulta essere spiccatamente forte, chiunque direbbe che la diagonale A-B è notevolmente più lunga di B-C. L’aspetto fenomenico disorienta, anche dopo una
attenta verifica che dimostra l’uguaglianza delle due diagonali, per la nostra percezione continuano ad apparire A-B notevolmente più lunga di B-C.

Prof. Marco Polloni

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