La Zecca di Lucca e la rivoluzione industriale..di Edoardo Puccetti

Come accennato nella precedente puntata nel XVIII secolo, avvenne in Europa una rivoluzione tecnologica nella fabbricazione di moneta con l’impiego di macchinari mossi dalla forza idraulica, adottati poi da quasi tutte le Zecche Europee per gli innumerevoli vantaggi, economici, tecnici con tempi di produzione brevi e dimensioni delle monete più grandi.

Così anche la Zecca di Lucca, nella nuova sede in Via dei fossi coperti, riprese a battere moneta con la nuova tecnica già sperimentata nella vecchia officina di Via del Fosso.

Scudo del San martino 1735

   Scudo del San martino 1756

Quindi all’inizio del 1700 fu battuto l’esemplare di scudo che costituirà il prototipo di tutti i nominali emessi nella seconda metà dello stesso secolo, noti con il nome di Scudo del San Martino. L’emissione di queste monete inizialmente chiamate “Ducatoni” dal valore di 75 bolognini, era stata autorizzata a Lucca fino dal 1593 con un tipo che al dritto aveva l’arme della Repubblica di Lucca, uno scudo con la scritta Libertas, al rovescio l’immagine di San Martino a cavallo nell’atto di donare un lembo di mantello al povero.

Ducatone da 75 bolognini 1616

Come omaggio all’Impero al quale Lucca rimase sempre legata, nella legenda il nome dell’imperatore Carlo IV. Il Ducatone prese comunemente il nome di Scudo, perché il suo valore era equivalente alle monete d’argento coeve, battute da Firenze e Milano.

La nuova officina della Zecca di Lucca continuo a produrre moneta fino alla fine del XVIII secolo, sospese la lavorazione con l’arrivo delle truppe napoleoniche e l’insediamento al potere di Elisa e Felice Baciocchi che decretarono la fine della Repubblica. La storia dello Scudo del San Martino però non finì, continuò ad essere apprezzato ancora per vari decenni ed ebbe corso legale anche nel Granducato di Toscana.

continua…

Edoardo Puccetti (storico lucchese)

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