Lucca: gli imperatori carolingi e la Zecca

LA ZECCA DI LUCCA  650 – 1843          

Ludovico il Pio e Carlo il Calvo, successori di Carlo Magno, continuarono a coniare i denari d’argento di buon peso e bontà seguendo le orme del padre.

Ludovico il Pio Carlo il Calvo

L’apprezzamento della moneta generò l’ampliamento della visione economica di quel periodo, grazie alla legislazione ferrea di Carlo Magno, attraverso i Capitoli di Francoforte

Denaro di Ludovico Pio                              

Denaro di Carlo il Calvo

Intanto dalla metà del secolo IX, era iniziato il periodo più travagliato dell’età medioevale.

L’incapacità degli imperatori germanici di mantenere pace e ordine, la volontà del papato di riacquistare l’autonomia perduta nell’alleanza con i Carolingi e la possibilità da parte delle classi nobiliari locali di ritagliarsi ruoli autonomi e non più subalterni al potere centrale, provocò la fine dell’impero Carolingio.

Sulle sue rovine nacque il mondo feudale. La moneta stessa subisce un regresso nel suo potere d’acquisto poiché, se prima era l’Imperatore a garantire l’integrità e il valore della merce, ora vediamo il proliferarsi di piccoli feudi che arbitrariamente battono moneta.

La moneta feudale era battuta a livello locale, per cui era difficile fissare regole generali per la lega, il conio ed il cambio. L’emancipazione e l’anarchia feudali portarono al disordine monetario che immancabilmente si ripercosse sull’economia e la politica.

Tenendo presenti questi presupposti possiamo comprendere l’operato del vescovato lucchese che all’inizio del X secolo fece un importante scelta di campo. I vescovi appartenenti alle famiglie cittadine più influenti di origine longobarda, concessero a livello vastissime proprietà della Diocesi ai loro vassalli, soprattutto familiari, costituendo così un ceto di grandi proprietari terrieri, saldamente legato al vescovato ed in contrapposizione ai Conti fedeli all’Imperatore che si erano insediati nei territori vicini.

Edoardo Puccetti (storico)

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