L’uomo Vitruviano : due concezioni a confronto

La storia della più bella rappresentazione dell’ UOMO IDEALE, solitamente conosciuta come UOMO VITRUVIANO, ha origine nella Roma antica del I sec. a. C. , quando Marco Vitruvio Pollione scrisse il DE ARCHITECTURA, un trattato composto da dieci libri, tra i quali, nel  III libro  dedicato ai templi, l’autore afferma che non può esistere un tempio in cui le varie parti che lo compongono non siano regolate secondo i principi di ARMONIA, ORDINE e PROPORZIONE; proprio come vale per il CORPO UMANO, per il quale utilizza l’espressione: HOMO BENE FIGURATUS ossia UOMO BEN PROPORZIONATO.

A tal proposito tratta distintamente la questione dell’HOMO AD CIRCULUM (l’uomo nel cerchio) e dell’HOMO AD QUADRATUM (l’uomo nel quadrato) tenendo conto dei canonici PRINCIPI PROPORZIONALI AUREI  mutuati dalla Grecia classica e dice: <<…..se una persona si distendesse a terra supina a braccia e gambe divaricate, puntando il compasso sull’ombelico e tracciando una circonferenza, questa toccherebbe entrambe le estremità dei piedi e delle mani […..], così come è possibile inscrivere il corpo in una circonferenza, così se ne può ricavare un quadrato; misurando la distanza dai piedi alla sommità del capo e riportandola  a quella che intercorre tra un estremo e l’altro delle braccia aperte […..] le misure in altezza  e larghezza  coincidono come nel quadrato tracciato a squadra. >>  (De architectura – libro III – Proporzioni e simmetria del tempio). 

Nei tempi a seguire diversi artisti cercarono di rappresentare in un’unica configurazione: figura umana, cerchio e quadrato.

 Il Medioevo accoglie il concetto vitruviano, ma interpreta ed elabora tale concetto in funzione di una simbolica concentricità, come dimostra la xilografia del 1521 di Cesare Cesariano, che, aderendo appunto alla modalità medievale, usa lo stesso centro per il cerchio, simbolicamente il cielo, per il quadrato, la terra, e per l’uomo, facendo riferimento al pube. Tale artificio, però, rivela una incoerenza proporzionale  per la quale l’uomo risulta anatomicamente disarmonico (mani e piedi fuori proporzione rispetto al canone).

Diversamente , la celebre rappresentazione di Leonardo, del 1490, costituisce in immagine, nel pieno rispetto del canone proporzionale aureo, l’equivalente della teoria MACROCOSMO – MICROCOSMO (il divino e l’umano)

.

Nella soluzione di Leonardo da Vinci il cerchio e il quadrato,in riferimento al corpo umano, hanno centri differenti: l’ombelico è il centro della circonferenza e il pube il centro del quadrato, ragion per cui ne risulta una piena e congruente armonia geometrica che esalta le ideali  proporzioni del corpo in relazione alla corrispondente proporzionalità  fra il raggio del cerchio e il lato del quadrato, a favore di una unitaria geometrica bellezza.  Inoltre, grazie ai diversi centri geometrici, il nostro genio mette in atto un  imponente processo di simbolizzazione che relaziona l’equivalenza tra MACROCOSMO e MICROCOSMO, nel senso che il cerchio, simbolo della divina dimensione e quindi dell’origine soprannaturale dell’uomo, ha come centro l’ombelico, mentre il quadrato che simbolizza il mondo terrestre, ha per centro il pube, che esplicitamente rimanda alla procreazione terrena.

Nell’UOMO VITRUVIANO possiamo ravvisare il concetto tratto dalla TABULA SMARAGDINA di Ermete Trismegisto:

<< È vero senza menzogna, certo e verissimo. / Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una.>>.

Prof. Marco Polloni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *